Chiesa di San Francesco

Piazza San Francesco, 3

48121 RAVENNA

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Chiesa di San Francesco

Dal 12 settembre 1261 i Frati Minori Conventuali sono presenti a Ravenna. La Basilica di San Francesco, dedicata in origine ai SS. Apostoli e poi a San Pietro, risale alla metà del V secolo d.C. Ben poco rimane della prima chiesa paleocristiana, soprattutto a causa dei continui rifacimenti che interessarono l’edificio nel corso dei secoli. In particolare, tra il 1261 e il 1810, e poi di nuovo tra il 1949 fino a oggi, i frati francescani la scelsero come loro sede, con l’attuale intitolazione a San Francesco.

Il restauro del 1921 – in concomitanza con il VI Centenario della morte di Dante – apportò una serie di modifiche che andarono a smantellare le sovrastrutture barocche presenti, riportando la basilica alla severa linearità caratteristica del Trecento, più adeguata al sentire dell’Ordine Francescano. Una forma basilicale a tre navate, separate da due file di 12 colonne ciascuna, caratterizza l’architettura di San Francesco. A lato, all’esterno, un robusto campanile quadrato risalente al IX secolo ne arricchisce la facciata, donandole un fascino ulteriore.

Di particolare bellezza è l’abside semicircolare all’interno ed eptagonale all’esterno, che per il fenomeno della subsidenza appare oggi ribassata di 3 metri e mezzo rispetto al pavimento più recente. Attraverso una finestra posta sotto l’altare maggiore, costituito da un sarcofago del V secolo, si scorge la cripta del X secolo, un ambiente a forma di oratorio sorretto da pilastrini, destinato ad ospitare le reliquie del vescovo Neone, fondatore della chiesa. Il pavimento della cripta è costantemente sommerso dall’acqua, che tuttavia permette di ammirare i frammenti musivi del pavimento della chiesa originaria.

Lungo la navata destra, la basilica ospita anche tre belle cappelle risalenti alla metà del XVI secolo: la prima, ad opera dello scultore Tullio Lombardo, ospitava un tempo la statua di Guidarello Guidarelli, oggi esposta al MAR – Museo d’Arte di Ravenna; la seconda è una cappella centrale dedicata a Sant’Antonio; infine la terza è dedicata a San Rocco, con una cupola affrescata da Andrea Barbiani (1755) e una tela di Gaspare Sacchi (1517–1536).

I FRANCESCANI CUSTODI DELLA TOMBA DI DANTE

Non si può tracciare la storia francescana ravennate senza accennare alla vicenda di Dante, che visse in questa città i suoi ultimi anni. Il primo dato certo però risale solo alla sua morte, avvenuta, come ormai concordano gli studiosi, tra il 13 e il 14 settembre del 1321, e ai suoi funerali, durante i quali i cittadini «più solenni» della città portarono il corpo di Dante «al luogo de’ frati minori», ove fu sepolto in un’urna lapidea a ridosso del muro esterno del chiostro del convento.

E lì rimase per circa due secoli, fino a quando i frati maturarono la certezza che i fiorentini, finalmente ottenuto il permesso papale, sarebbero venuti per trasferire i contesi resti nella loro città e dargli onorata sepoltura nella tomba che lo stesso Michelangelo si era impegnato a realizzare. Relativamente semplice dovette essere per i religiosi aprire una breccia dall’interno del chiostro e prelevare dal sarcofago, addossato al lato esterno dello stesso muro, quello che rimaneva del corpo di Dante.

Dal loro trafugamento, le ossa vennero verosimilmente custodite in convento, fino a quando con certezza non lo sappiamo. Sicuramente erano lì nel 1677 quando frate Antonio Santi, che della comunità ravennate fu superiore e cancelliere, ne fece una duplice ricognizione certificata. Fu però deciso di nasconderle, sicuramente prima del 1810, quando, a seguito delle leggi napoleoniche che sopprimevano gli ordini religiosi e ne incameravano i beni, i frati dovettero abbandonare il convento.

Ma le sotterrarono non molto lontano, sotto la soglia di una porta murata, a pochi passi dalla tomba vuota, forse con la speranza di poterle recuperare in un più favorevole futuro. Ma il ritorno non fu immediato e delle ossa si perse la memoria fino a quando, il 27 maggio 1865, durante alcuni lavori di restauro del tempietto e di sistemazione della zona adiacente in occasione dei festeggiamenti cittadini del VI Centenario della nascita del Poeta, vennero fortunosamente ritrovate.

Grande fu la gioia e solenni i festeggiamenti, al termine dei quali le ossa vennero finalmente collocate nel tempietto costruito da Camillo Morigia tra il 1780 e il 1781, la cosiddetta “zucarira” (la zuccheriera in dialetto locale) – così come viene amichevolmente soprannominata dai ravennati.